Apertura della stagione 2013-2014
Il Circolo del cinema “Adelio Ferrero” nasce ad Alessandria e si costituisce ufficialmente nell’ottobre del 2013. Esso nasce come un’esigenza irreprimibile dei suoi fondatori e con il preciso intento di riportare il cinema di qualità e il dibattito culturale nella città di Adelio Ferrero. I fondatori sono Roberto Lasagna (presidente), Alberto Ballerino (vice presidente), Beppe Rinaldi (segretario), Marco Capriata (tesoriere), Enzo Macrì, Saverio Zumbo, Fabrizio Amerelli, Emira Gandini, Antonella Ferraris, Mathias Balbi, Davide D’Alto e Fausto Montanari. Il cinema è per noi la forma di espressione della modernità, un’incantevole arte che permette la più ampia riflessione sul presente e sugli aspetti della scena contemporanea. Oggi si va meno al cinema, ma sarebbe importante che ci accorgessimo dello sbaglio, per ridare l’opportuno valore al cinema, che nasce per i più e permette un’esperienza al contempo unica e condivisa. Il cinema è spettacolo ma anche documentazione, pensiero, dialogo, arte, filosofia.
In Alessandria i cinema chiudono o hanno chiuso in seguito
alle trasformazioni socio-economiche di cui la città è uno specchio a tratti
sconcertante. Il circolo Adelio Ferrero si propone di invertire una tendenza
che vede oggi Alessandria lontano dagli scenari della cultura contemporanea, e
si propone di riportare il dialogo attorno al cinema di qualità. Il circolo
proporrà convegni, rassegne, incontri, letture, proiezioni, corsi di cinema.
L’esordio è avvenuto il 19 novembre con il convegno in Provincia
sul cinema e la prima guerra mondiale, che ha visto la partecipazione di
relatori da parte delle principali regioni della penisola. L’appuntamento fisso
del circolo Ferrero sarà la rassegna che prenderà avvio il 26 novembre al
Cineteatro Macallé di Castelceriolo, la cui prima proiezione sarà dedicata al
film Bellas Mariposas di Salvatore
Mereu, alla presenza del regista. Tutti i film, così come quello di Mereu,
avranno inizio alle 21,30. Il 26 novembre sarà possibile parlare con il regista
anche attraverso un momento conviviale, un “apericena” o “apericinema”
allestito nei locali del Macallé (costo, 5 euro).
Gli alessandrini hanno risposto bene alle prime iniziative,
sia al convegno, sia alla cena di autofinanziamento che è stata realizzata un
mese fa. Il Circolo nasce in piena autonomia, e non si è cercato il riscontro o
l’appoggio di enti o sponsor, almeno in questa prima fase. Esso nasce come una
sorta di esigenza “naturale” di persone diverse che a un certo punto della loro
esperienza hanno sentito il bisogno di unirsi per riprendere il filo di un
discorso culturale che ad Alessandria appare azzerato dall’incultura imperante.
Il nostro sguardo è aperto sul mondo e intende superare steccati e convenzioni.
I primi film della rassegna sono prime visioni oppure riprese
preziose, difficilmente visionabili al di fuori del circolo. Esordiamo con il
film di Mereu perché è il caso eclatante di un bel film che ha avuto una
distribuzione totalmente autonoma da parte del suo regista; una testimonianza
importante da parte di un protagonista del cinema emergente. Seguiranno film
importanti e significativi, ogni martedì del mese. I primi titoli sono: Bellas Mariposas, Miss Violence (premiato a Venezia), Biancaneves (affascinante riflessione sul cinema muto), Dead of night (classico horror degli
anni quaranta), La quinta stagione (film
europeo di grande suggestione sulla crisi del rapporto tra l’uomo e la natura),
Momenti tristi (il classico di un
grande regista inglese, Mike Leigh), Sobibor
(capolavoro di Lanzhman, che sarà proiettato il 28 gennaio in concomitanza
con il giorno della memoria). La rassegna si presenta di grande qualità,
compatta, imprevedibile. Come secondo noi deve esserlo un bel circolo del
cinema.
Crediamo che possa essere utile un dialogo, un’attenzione
con gli iscritti. A tal proposito, l’apericena potrà essere un momento per
conoscersi; inoltre, per chi non potesse raggiungere il cineteatro Macallé,
abbiamo previsto un servizio di trasporto che parte da piazza Garibaldi (alcune
auto si troveranno sotto l’orologio) e porterà gli associati al Macallé (per
contatti basterà contattare la libreria Mondadori di Alessandria oppure inviare
una mail al Circolo). Per quanto riguarda il futuro della nostra città,
vogliamo sperare che la nostra sia soltanto la prima di una serie di iniziative
incoraggianti.
Ci ispiriamo alla figura di Adelio Ferrero, critico
cinematografico a cui, in tempi migliori di questi, fu dedicato un prestigioso
premio; parliamo a buon diritto di tempi migliori, perché ultimamente qualcuno
si è preso perfino la responsabilità di far sparire l’archivio Ferrero
nascondendosi dietro scuse sconcertanti. Questa è una prova tangibile di
insensibilità. I nostri figli sono costretti a vivere in un mondo così stupido
e noi del circolo non possiamo rimanere indifferenti a questo degrado. Una
cultura della disaffezione e della non appartenenza a fatto sì che oggi
Alessandria sembri, semplicemente, un “non luogo”, un parcheggio polveroso di
persone disamorate del presente.
Informeremo di continuo gli associati in merito alle nostre
iniziative. La tessera per il circolo (che aderisce alla Fic, la Federazione
Italiana Cineforum) costa 10 euro. Essa dà diritto a vedere ogni film con soli
4 euro. Chiunque può vedere i film senza tessera, spendendo 5 euro. Invitiamo
gli alessandrini a uscire di casa e a venire a vedere i film del circolo.
Mereu partirà dalla Sardegna per venire ad Alessandria. Il
suo film merita il calore della nostra città. I film sono stati scelti con
grande cura, e sono molto interessanti. Potranno piacere o non piacere, ma
saranno un’esperienza. Invitiamo tutti a vivere con noi quest’affascinante
esperienza. Ci affiancano tanti amici, e il lavoro prezioso di altre
associazioni ed enti di Alessandria, come “La voce della luna” e l’Istituto per
la Storia della Resistenza, con cui intendiamo avere un dialogo aperto e
mantenere una stimolante collaborazione.
Roberto Lasagna – Enzo Macrì
per il Circolo del Cinema “Adelio Ferrero”
Ci stanno togliendo il cinema?
Ci sono tante persone, come me, che – pur non
ritenendosi specialiste del settore – da sempre si occupano di cinema. Perché
siamo cresciuti con il cinema, perché abbiamo imparato presto a distinguere tra
la spazzatura e le opere che avevano qualcosa di autentico da dirci, perché
abbiamo maturato la nostra identità personale anche e soprattutto confrontandoci
con le "storie degli altri" che il cinema ci metteva a disposizione.
Perché il cinema per noi è sempre stato un terreno di esplorazione, di
approfondimento, di confronto. È stato anche un terreno relazionale capace di
aggregare le persone, di costruire un noi
collettivo, assolutamente plurale ma anche assolutamente bene individuato: il
noi collettivo dei cinefili, degli amanti del cinema. Ebbene, oggi, nonostante
le kermesse mondiali, come la recente
Mostra di Venezia, tra quelli come me c’è sempre più la sensazione diffusa che
stiamo vivendo l’epoca della scomparsa del cinema. I segnali sono molti.
Per cominciare, dal nuovo anno non saranno più
stampate e distribuite le pellicole e il cinema viaggerà solo più sul circuito
digitale. La cosa non sarebbe di per sé allarmante, ma i costi di adeguamento
per i nuovi standard di proiezione digitale sono decisamente molto elevati e
questo metterà fuori gioco i piccoli cinema che sono finora sopravvissuti e
darà ulteriore vantaggio alle multisale. Anche qui, la cosa non sarebbe di per
sé preoccupante se non fosse che le multisale, il più delle volte, si sono
rivelate più attente al profitto derivante dal cinema d’intrattenimento che
alla promozione del cinema di qualità. Insomma, per noi spettatori amanti del
cinema, ci saranno sempre più film di cui sentiremo parlare e che non
riusciremo mai a vedere.
Va detto poi che, da qualche tempo, la
distribuzione cinematografica si è razionalizzata intorno a criteri di puro
marketing monopolistico, per cui solo un ristretto numero di prodotti
cinematografici sono effettivamente distribuiti. Questo significa che non è più
il pubblico a scegliere cosa vuol vedere, scegliendo entro un’offerta
differenziata, ma è la distribuzione a scegliere cosa, di volta in volta,
settimana per settimana, il pubblico può essere ammesso a vedere. Si tratta oltre
a tutto di una programmazione uguale dappertutto, per cui è del tutto inutile
cambiar cinema. Ogni settimana ci vuole il cartone per i bambini, il film
demenziale per i giovanotti che hanno portato il cervello all’ammasso, il film
spettacolare, magari in 3d per quelli che al cinema fanno «Oh!», la commedia
leggera, l’horror splatter, la fantascienza piena di effetti speciali. Se poi
c’è posto, magari, anche qualche film d’autore che sia riuscito a passare le
maglie dell’ostracismo. In genere si tratta dei più chiacchierati e non certo dei
più interessanti. Oltretutto, i tempi di mantenimento dei titoli in cartellone
sono sempre più brevi, talvolta rapidissimi, specialmente per le opere che
fanno poca cassetta. Fino a qualche tempo fa, chi avesse perso un film poteva
sperare di rifarsi nella stagione estiva, in cui erano riproposte molte opere.
Potevamo rifarci delle nostre negligenze. Oggi le stagioni estive non si fanno
più, molti degli impianti per la proiezione estiva hanno già chiuso, o
chiuderanno presto a causa del sopravvenire del digitale.
Le pecche della distribuzione non sono tuttavia finite.
Nel mondo globalizzato, paradossalmente, è diventato sempre più difficile
vedere i film di qualità delle cinematografie straniere. Sono sempre più i film stranieri interessanti
che non saranno mai distribuiti, oppure che saranno distribuiti in pochissime
copie, in pochissimi cinema, in modo da rendere difficilissima la fruizione.
Ciò è davvero grave, perché accade spesso che le cinematografie più
interessanti siano proprio le cinematografie periferiche, il cinema ruspante
che ha ancora qualcosa di autentico da dire, che è ancora immerso nelle cose,
che non ha ancora preso la strada dell’evasione nei mondi onirici para-hollywoodiani.
Questa situazione drammatica della distribuzione non potrà che ripercuotersi
sui meccanismi della produzione cinematografica. Il cinema d’autore verrà sempre
più messo alle corde dall’industria dell’intrattenimento. I giovani autori che
abbiano qualcosa di personale da dire troveranno le porte sempre più sbarrate
da meccanismi produttivi e distributivi per i quali la qualità è sempre più un criterio
del tutto secondario. Oggi che il cinema potrebbe essere, letteralmente, alla
portata di tutti rischia di non essere più effettivamente di nessuno.
Il cinema sta diventando sempre più evanescente
anche come presenza fisica nelle nostre città. Il cinema che è sempre stato un
fenomeno urbano per eccellenza, sta perdendo il suo legame con la vita
cittadina, proprio in termini di localizzazione delle sale da proiezione. I
cinema si stanno allontanando sempre più dai centri cittadini, stanno
diventando sempre più mega insediamenti periferici, in capannoni desolati,
nelle «aree tristi» lungo le strade statali. Non puoi più andare al cinema se
non hai l’auto e se non sei disposto a fare un bel po’ di chilometri. I cinema nel centro cittadino erano una
dimensione importante, un momento rilevante della vita sociale che forse non
abbiamo saputo apprezzare appieno. Di certe cose si capisce appieno il valore
solo quando si perdono. Da qualche tempo a questa parte, i più attenti lo
avranno notato, in giro non ci sono neanche più i manifesti dei film in
programmazione. Anche i manifesti costituiscono un costo da tagliare. Certo c’è
Internet, ma i manifesti erano un’altra cosa. Con i manifesti diffusi in giro,
era il cinema che ti veniva a cercare.
Anche la cultura cinematografica, più in
generale, risente pesantemente di questa situazione. La critica cinematografica
(quella che si legge sui giornali, o quella che si trova su Internet) è sempre
più asservita alla distribuzione. È difficilissimo oggi trovare un critico che
faccia una stroncatura argomentata. Tutti i film sono belli, tutti sono
interessanti, magari per i pettegolezzi sugli attori, sui registi, oppure sul
contenuto della storia. Capita spesso di leggere critici che non hanno capito,
alla lettera, il film di cui stanno scrivendo, oppure che si fermano agli
aspetti più superficiali. Certuni non sembrano, ahimè, neanche in grado di
raccontare la trama. Insomma, oggi la funzione civile della critica, che
sarebbe quella di accrescere la consapevolezza del pubblico, di contribuire ad alzare
la qualità delle opere, di dibattere le questioni estetiche e culturali
sollevate dalle opere stesse, sta venendo drammaticamente meno. Il critico è
sempre più un pennivendolo che scrive per un tot a cartella, impegnandosi a
parlare bene di tutti, a trovare sempre la cosa carina e curiosa da segnalare,
anche per i prodotti più ignobili.
Il cinema, oltretutto, nonostante abbia saputo
guadagnarsi un effettivo posto consistente nella cultura del Novecento,
continua a restare fuori dai programmi scolastici, fuori dalle sale dorate
della cultura, sempre più confinato come arte minore della società di massa. Certo,
in questo quadro anche il pubblico ha le sue responsabilità. Un pubblico dai
gusti troppo facili, suscettibili di essere corrotti con prodotti di
terz’ordine. Un pubblico casereccio che non ha neppure più voglia di uscire di
casa. Un pubblico spilorcio che preferisce vedere quel che passa la tv
piuttosto che comperare il biglietto. Un pubblico che ha sempre meno voglia di
pensare, di coinvolgersi nelle provocazioni culturali che solo il cinema è in
grado di dare. Un pubblico anche maleducato, che va al cinema per fare
gazzarra, per sghignazzare con gli amici e non certo per pensare ai contenuti
del film. Qui dovremmo forse cercare di assumerci collettivamente qualche
responsabilità. Era comodo quando era il cinema che ci veniva a cercare. Ora sembra
che siamo noi che dobbiamo andare a cercare il cinema, prima che sia troppo
tardi.
Alla ridotta qualità della critica e
all’annacquamento della cultura cinematografica, possiamo aggiungere che sono
in pericolo anche la memoria e storia del cinema stesso. Pellicole distrutte,
mancanza di fondi per il restauro e per la conservazione. Scarsa attenzione
alla ricerca storica. Chi volesse oggi fare una retrospettiva di un qualche
autore importante sarebbe costretto a giostrarsi tra innumerevoli difficoltà
relative al reperimento e alla distribuzione delle pellicole. Sarebbe costretto
a giostrarsi tra cassette, CD, DVD, pellicole o formati digitali vari. Dovrebbe
trovare qualche volenteroso conservatore, dovrebbe essere disposto pagare costi
consistenti. Molte opere fondamentali della storia del cinema sono di fatto
precluse per uno spettatore comune. Spesso ci si deve rassegnare ad attendere
che trasmettano il film in TV, magari a orari impossibili.
Così il cinema per noi diventerà sempre più un
elenco di film che vorremmo vedere e che probabilmente non riusciremo mai a
vedere. Il solo fatto che questi film esistono, da qualche parte, e che noi non
li abbiamo mai visti, e che noi non potremo mai vederli, ciò costituisce una
perdita, una privazione, un vuoto che possiamo anche considerare come un
diritto violato, un’ingiustizia. Un patrimonio comune che dovremmo custodire
gelosamente, mettere a disposizione di tutti, tramandare alle generazioni
future è oggi collocato in un limbo, abbandonato alla casualità, privatizzato, comunque
reso difficilmente disponibile. No, questa situazione non è certamente frutto
di un complotto. Ma è un dato di fatto che poco per volta, impercettibilmente, ci
stanno togliendo il cinema. Il cinema che ci faranno vedere sarà sempre
peggiore, sempre più insignificante dal punto di vista culturale. Un cinema che
addormenta la mente invece di svegliarla, un cinema che non fa discutere (perché
su certi film che vanno per la maggiore non c’è proprio nulla da dire, si
guardano e basta, sorseggiando coca-cola e mangiando popcorn che puzza di
fritto).
Ci si può rassegnare, oppure si può cercare di
reagire in qualche modo. Scrivo queste riflessioni perché nella nostra città si
è formato, con la mia totale adesione e partecipazione, un gruppo promotore che
sta esaminando la possibilità di costituire un «Circolo del cinema». Forse
sarebbe meglio dire «ricostituire» sulla scia di un’illustre tradizione ben radicata
nella nostra città. Le difficoltà e gli ostacoli sono molti. Il primo passo è tuttavia
quello di verificare se il senso di perdita che ho cercato di esplicitare è
diffuso, se c’è davvero un bisogno sentito di cinema, se è ancora possibile,
anche in una città come la nostra, aggregarsi intorno alle "storie degli
altri" prodotte dal cinema. Se ci stanno togliendo il cinema, come
pubblico associato e organizzato, forse possiamo cercare di far qualcosa per
riappropriarci di quel che moralmente senz’altro ci appartiene.
13/09/2013
Manifesto del “Circolo del cinema Adelio Ferrero” a cura del Comitato promotore
Non era una boiata pazzesca. [*] Immaginare l’oltre.
Discutere di visioni condivise, di sguardi sul mondo, di punti di vista non
facilmente assimilabili. Un circolo del cinema è innanzitutto quanto richiede
il suo nome, cioè un circolo, un luogo in cui l’interpretazione del mondo che
il film offre, circola, si fa strada tra i punti di vista, le opinioni, i
disappunti degli aderenti. Un’associazione cinematografica per amanti del
cinema non è un’isola felice, una sorgente di utopia, ma rischia di apparire
tale oggi, nel momento in cui il cinema scompare, diviene pallida memoria di
autori leggendari e sempre più occultati, di visioni incandescenti per fortuna
non ancora rimosse in chi ha più di quarant’anni e si accorge che le sale sono
chiuse, il dibattito critico è emarginato e ininfluente, mentre tutt’intorno
sembra pullulare l’adesione supina alle regole del consenso acritico, voluto e
canalizzato mediante i soliti mezzi di comunicazione. Occorre spezzare una
lancia - e, perché no, magari (ri)avviare anche una corazzata - in favore di
quanto il cinema ha rappresentato (e che in paesi meno beoti del nostro
rappresenta sempre) in termini di comunicazione, riflessione, elaborazione di
spunti critici, ma soprattutto occorre poter guardare a come il cinema può
accogliere e interpretare il futuro, affinché i giovani nascano e crescano in
un mondo non scritto da altri, ma consapevole e libero.
Pedinamento della verità. Una prospettiva simile deve
essere ambiziosa e guardare sia al passato che al presente, ai film da noi
invisibili per motivi distributivi e a quelle cinematografie che hanno ancora
un rapporto di verità con la vita. È naturale che del cinema, in un’Italia
sfatta e cialtrona, siano rimasti soprattutto degli aggettivi. “Quello spot è
felliniano”. “Quella presentatrice somiglia alla Bardot perché non mette
pellicce di animali”. La memoria attuale del cinema ha qualcosa di circense, e
non sarà un caso che lo spettacolo del cinema nasca come lanterna magica, come
gioco di luce e di ombre. Ma il cinema, oltre che uno sguardo mirabolante, è
essenzialmente uno sguardo sul mondo che mette in moto il cambiamento. Nei
momenti più alti della sua storia, il cinema ha anticipato i grandi eventi, ha
accolto il reale dandone chiavi di accesso, ed è anche grazie ad alcuni film
che ci siamo potuti costruire un’immagine, non statica, ma dinamica e in un
certo senso ‘cinematografica’ - nei casi migliori problematica - della storia.
La prima guerra mondiale è stata per molti spettatori “Gli orizzonti di gloria”
di Stanley Kubrick, l’America degli anni Settanta le immagini splendide di “Nashville”
di Robert Altman. Anche grazie alle rappresentazioni di quei registi abbiamo
potuto elaborare ipotesi critiche, capire quando e come nella vita ciò che
viviamo è una grande illusione e quando è arrivato il momento di dire no, di
cambiare pagina. Grazie a quei film, qualcuno di noi ha potuto alimentare il
proprio “furore etico”, rilanciando la scommessa di una maggiore
consapevolezza, quando perfino le scuole, per definizione la culla della
formazione culturale, abdicavano chiaramente al loro ruolo.
Il futuro ha l’oro in bocca. Nell’oggi in cui conta
soprattutto l’immagine, l’apparenza, un circolo del cinema che s’ispiri ad
Adelio Ferrero intende scommettere su un futuro diverso da quello che vediamo
ad Alessandria. Persone che credano in loro stesse, che abbiano voglia di
confrontarsi e che soprattutto abbiano la possibilità di farlo, di sperimentare
luoghi di riflessione anche grazie alla visione di un film che possa essere per
loro fonte di animosità, condivisione, riprovazione, disincanto, ma soprattutto
continua scoperta dell’altro. Persone che credano nella visione per guardarsi
attorno e guardarsi dentro. Perché il nostro mondo interiore è fatto d’immagini,
profondissime e forse per fortuna ancora tanto diverse dalle troppe e
omologanti che ci circondano. Il Circolo del cinema “Adelio Ferrero” cercherà
di alzare la testa, di guardare cosa succede nel mondo, senza preclusioni. Non
solo visioni, ma anche incontri, dibattiti, perché il futuro si costruisce con
il pensiero e con la possibilità di esprimerlo. Niente di meglio che un buon
film per rimettersi al centro della propria vita. Oggi ancor di più di ieri.
[*] Questo manifesto è uno dei primi
prodotti del Comitato promotore che sta esaminando la possibilità di costituire
in Alessandria un Circolo del cinema intitolato ad Adelio Ferrero. È stato
presentato in una prima riunione il 25/09/2013.
Linee programmatiche del Circolo del Cinema "Adelio Ferrero" di Alessandria
Il
Circolo del Cinema "Adelio Ferrero" di Alessandria è una libera
associazione culturale, senza alcun scopo di lucro, che si adopera per la
promozione della cultura cinematografica, in tutte le sue forme e
manifestazioni, principalmente a livello locale ma con uno sguardo non
localistico rivolto al livello nazionale e internazionale.
A
tal fine, il Circolo promuoverà la fruizione pubblica di film di rilievo
culturale, con particolare riguardo a: 1) film recenti che abbiano avuto
limitata circolazione, 2) film di giovani registi della cinematografia
italiana, 3) retrospettive legate ai capolavori della storia del cinema, 4)
rassegne di cinematografie straniere, per ambiti tematici e/o per aree
territoriali. A tal fine, compatibilmente con i problemi di distribuzione dei
film, il Circolo provvederà, con la partecipazione più ampia possibile degli
aderenti, all’individuazione delle opere, alla costruzione delle rassegne e
alla redazione dei relativi materiali di documentazione per il pubblico. Verrà,
ove possibile, rivolta particolare attenzione alla visione di pellicole in
lingua originale sottotitolate, in modo da poter usufruire di una maggior
integrità dell’opera.
Il
Circolo promuoverà inoltre iniziative di formazione e/o approfondimento
relative a temi di cultura cinematografica come, ad esempio, momenti della storia
del cinema, l’analisi del film, la critica cinematografica, il rapporto tra il
cinema e le altre arti, il rapporto tra il cinema e la società. Il Circolo
intende promuovere incontri (nella forma di dibattiti, conferenze, seminari di
studio) con operatori appartenenti a vario titolo al mondo del cinema come
registi, attori, produttori, critici ed esperti. Gli eventuali prodotti
testuali relativi queste iniziative potranno essere divulgati al pubblico attraverso
le forme più adeguate.
Il
Circolo è aperto alla collaborazione con le altre associazioni culturali del
territorio che siano disponibili a progettare iniziative o percorsi comuni. È
aperto alla collaborazione e al servizio nei confronti degli Enti Locali e di
tutte le altre istituzioni locali territoriali. È aperto in modo particolare
nei confronti dei giovani, degli insegnanti, delle istituzioni scolastiche e di
tutti coloro che operano nel campo della formazione e della promozione sociale.
Consapevole
della rilevanza culturale dello sviluppo di un sano tessuto relazionale a
livello locale, il Circolo promuoverà occasioni d’incontro tra i partecipanti
che siano finalizzate alla reciproca conoscenza, allo scambio di opinioni, al
perfezionamento delle attività programmate, all’arricchimento della vita
associativa e, non ultimo, allo sviluppo di una convivialità intelligente.
Il
Circolo s’ispira alla figura dell’alessandrino Adelio Ferrero che è stato un
maestro di curiosità culturale, di apertura mentale e di rigore intellettuale e
morale. Secondo questa ispirazione, il Circolo intende essere un’associazione
pluralistica, autenticamente aperta alla partecipazione, dalla struttura
interna rigorosamente democratica. Un’associazione che non intende privilegiare
alcuna particolare opzione ideologica o culturale, che crede nel dibattito
franco e aperto, nell’approfondimento e, soprattutto, nell’impegno militante per
la promozione della cultura.
A cura del Comitato Promotore
Alessandria
9/10/2013
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